La sala del labirinto. Storia di un soffitto

Nell'estate 1601, prima di partire per la sua terza spedizione in Ungheria, Vincenzo I Gonzaga dà inizio alla sua nuova fabbrica in Corte Vecchia. L'architetto Antonio Maria Viani ristruttura la Domus Nova del Fancelli. Ne risulta l'Appartamento Ducale, il principale del palazzo, sede anche di tutti i duchi successivi e a disposizione dell'autorità governativa fino in epoca napoleonica.
Nelle sale oggi chiamate "di Giuditta", "del Labirinto" e "del Crogiolo" vengono collocate le decorazioni decorazioni in legno dipinto e dorato provenienti dal Palazzo di S. Sebastiano, voluto dal marchese Francesco II nei primi anni del Cinquecento.
Il motto deriva dal testo di una popolare frottola amorosa di Marchetto Cara, pubblicata a Venezia nel 1504. Il soffitto viene dunque staccata da un palazzo e trasportato in un altro. Viene aggiunta una fascia blu sulla quale si legge un'iscrizione che allude alla battaglia di Vincenzo I contro i Turchi, avvenuta presso la rocca di Kanizsa nel 1601.